mercoledì 8 novembre 2023

Sonno

Mamma Pinkytos sta mangiando una brioche al pistacchio al bar dell'aeroporto e vorrebbe tanto essere nel suo letto.
Ha sonno.
Ha alle spalle una notte (si fa per dire, visto che la sveglia è suonata alle 4) insonne per la tosse, calmata amorevolmente da Mister Baby con il vecchio rimedio del pentolone di acqua, dopo che nemmeno i sedativi avevano fatto effetto. Ha gli occhi gonfi per la congiuntivite, il raffreddore e un'idea molto chiara di dove vorrebbe essere ora.
Non qui sulle sedie metalliche dell'aeroporto circondata da milanisti in stato comatoso.
Ogni tre minuti dall'altoparlante suona l'inno alla gioia.
Il motivo non le è del tutto chiaro, visto che sulle facce da aeroporto alle cinque di mattina di gioia ne vede poca. A parte nei milanisti che però stanno talmente messi male che non si vede.
Mamma Pinkytos ha già scarpinato un km dal parcheggio al terminal e un altro km dai controlli di sicurezza al gate. Per oggi ha già dato.
Buonanotte.
E invece deve arrancare a piedi fino all'aereo, sedersi al freddo, sorbirsi la dimostrazione di sicurezza, aspettare che ci siano quei dieci minuti di silenzio del decollo per potere chiudere gli o prima che il personale di volo si metta a vendere la qualunque, arrivare a Brindisi, camminare fino all'area autonoleggi, noleggiare un auto, guidare fino a Taranto, aspettare l'udienza, litigare con il Giudice che di solito rinvia per un nonnulla insensibile all'elenco di cui sopra, discutere il processo se va bene, guidare di nuovo fino a Brindisi dove Mamma Pinkytos cercherà di ammazzare il tempo bivaccando per l'aeroporto in attesa del volo di ritorno. Arrivo previsto alla Pinkytos'Home: mezzanotte, minuto più minuto meno.
Mamma Pinkytos si stanca solo a spiegarlo.
Quasi quasi adesso si stende per terra in qualche angolo dell'aerostazione insieme ai milanisti. E pure insieme ai tifosi del Paris Saint Germain, ugualmente stecchiti, ma molto meno sorridenti.
Nel momento della disperazione e anche in quello del sonno siamo tutti uguali.

sabato 4 novembre 2023

Burnout

Il Morby.
"Sei tu mamma che mi devi aiutare!"
"Sei tu che non mantieni le promesse!"
"Sei tu che dici le bugie ed esageri sempre!"
"Sei tu che non mi hai preparato le cose!"
Il Minty.
"Sei tu che credi sempre di sapere tutto!"
"Sei tu che ti inventi le cose!"
"Sei tu che ti metti in testa che c'è qualcosa che non va!"
"Sei tu che mi fai sempre le stesse domande!"
Mister Baby.
"Sei tu che sei troppo accondiscendente."
"Sei tu che gli dai sempre ragione.."
"Sei tu che non riesci mai a tenere il punto e a farti rispettare!"
"Sei tu che fai la vittima."
"Sei tu che non dai il buon esempio e lasci in giro tutto."
È lei. Che se urla è pazza, se raccomanda è ansiosa, se non parla è musona. 
È lei. Che ogni tanto non sopporta più nessuno, diventa una persona che non le piace ma vorrebbe soltanto scappare per mezza giornata. Sentire soltanto silenzio e non essere sempre a disposizione. Ma poi si sente in colpa. Non riesce a scrollarsi di dosso l'abitudine ad anteporre i bisogni degli altri ai propri. E le manca l'aria.
Un giorno di questi Mamma Pinkytos scappa con Luna su un'isola deserta.
Perché forse è proprio della solidarietà femminile che sente il bisogno. Se poi l'essere femminile in questione è morbido e non parla, per lei è anche meglio.

mercoledì 25 ottobre 2023

Il buongiorno si vede dal mattino

Avviso ai naviganti: questo non è un post ironico.
Non è la solita giornata no iniziata sotto i peggiori auspici.
Questa mattina Mamma Pinkytos è felice. Ha un sonno incoercibile, i capelli che sembrano un cespuglio dopo un mese di pioggia, la congiuntivite, ma è felice.
Il Morby si è svegliato dieci minuti più tardi del solito e ha bucato l'appuntamento delle 7.20 con il suo amico Ryan.
"Mamma, non ho voglia di andare a scuola da solo. Mi accompagni un pezzo?"
Mamma Pinkytos ha pensato di avere anzitempo bisogno dell'Amplifon, di avere le allucinazioni sonore.
Prima che il nano cambiasse idea, è uscita dal torpore mattutino, ha infilato i primi jeans che ha trovato nell'armadio, ha appoggiato la piastra per capelli su un sacchetto di plastica con le prevedibili funeste conseguenze, si è lavata i denti ed è uscita di casa. Ovviamente ha messo anche una camicia e le scarpe.
Camminando verso la scuola il Morby le ha fatto vedere i suoi nuovi amici e le ha spiegato quello che vede ogni mattina nel percorso casa scuola: una vecchietta che porta fuori la spazzatura, l'alzabandiera della Guardia di Finanza, con l'inno di Mameli e tutto il resto. Un percorso che si solito è off limits per gli adulti, nel quale non si è mai avventurata in tre anni di medie del Minty.
Quando la scuola è stata pericolosamente vicina, Mamma Pinkytos ha salutato il nano ed è andata al lavoro tutta contenta.
La vita della mamma di due adolescenti è grama. 
Bisogna prendere quel che arriva, imparare l'arte di essere vicini, ma lontani.
Si avventurano nel mondo, poi ogni tanto tornano, spontaneamente.
Il che ha anche i suoi lati positivi.
Mentre si avventurano, un caffè in santa pace Mamma Pinkytos se lo prende volentieri.


domenica 22 ottobre 2023

Lost in the weekend

L' weekend per Mamma Pinkytos è un buco nero. 
Arriva alla domenica sera senza essersi mai seduta nemmeno cinque minuti, pensando a tutte le cose che voleva fare e che non ha fatto, tirando un sospiro di sollievo per il fatto che "domani è lunedì".
E dire che questo weekend è stata fortunatissima. Mister Baby ha cucinato per tre volte e la quarta la Pinkytos' Family ha allegramente beneficiato dell'invito a cena di Mamma Diamante. Il Morby ha prontamente osservato: "Mamma è tantissimo che non cucini!"
Che non è tanto il cucinare, cosa che amerebbe se lo potesse fare con calma. Quello che ultimamente le pesa è pensare a cosa somministrare alla ciurma e procurarsi il necessario.
Ragion per cui Mamma Pinkytos ultimamente adora uscire ed essere invitata a cena da chiunque, a mangiare qualunque cosa. Nel senso che non le importa un fico secco di cosa le mettono nel piatto che tanto,  qualunque cosa sia, noce volte su dieci non lo digerisce e per dormire deve ingurgitare mezzo vasetto di Citrosodina. Purché la facciano sedere bella comoda senza l'impiccio di pensare al rancio.
Il punto è che, nonostante la sua ignavia in cucina, questo weekend l'ha stesa comunque.
Quando il sabato mattina suona la sveglia, lei la vorrebbe tanto ignorare, ma non ci riesce perché le sale l'incubo dell'elenco delle cose da fare, quelle che annota con cura nella sua app degli elenchi visto che l'Alzheimer avanza. La sveglia suona presto visto che il Minty va a scuola e il suo senso di colpa le impedisce di continuare a dormire senza salutarlo. A volte torna a letto, ma solo dieci minuti.
Questo sabato si è attardata mezz'oretta. Poi si è alzata tipo fulmine, ha preparato il ciambellone di zucca e cioccolato per portare da Diamante mentre beveva il caffè. Mentre mangiava una fetta biscottata ha avviato il ragù. Preparato il trito di verdure, fatto il soffritto. Quando si è alzato il Morby lo ha interrogato in geografia e nel mentre ha steso i panni. Fatto due lavatrici, una parte di cambio armadi. Poi si è vestita con le prime cose che ha trovato ha portato di volata il Morby dal dentista. Ha aspettato, si è lamentata per la troppa attesa perché il nano aveva la partita di calcio. È arrivata a casa alle 13.15, ha pranzato (sempre di corsa) grazie a San Mister Baby e dopo venti minuti era già in macchina in direzione del campo da calcio. Partita, doccia, casa, altro pezzo di cambio armadi. Cena da Mamma Diamante, attesa del Minty, recuperato dal taxista Mister Baby. Svenimento definitivo. Domenica mattina sveglia alle 8.00 per turno calcio del nano Minty. Partita, pranzo, lavatrice, interrogazione del Morby, spesa, pulizia approfondita della taverna e dei conigli, gonfiaggio del materasso per l'amico del Minty ospite per la notte. Svenimento definitivo. Mamma Pinkytos ogni tanto si chiede cosa hanno fatto di male lei e Mister Baby per trasformarsi in governanti-cuochi-tassisti.
Poi pensa agli weekend completamente senza nani che li aspettano tra qualche anno e quasi quasi lei il servizio taxi lo fa volentieri.
Oggi ha anche comprato i pasticcini. Così, per festeggiare il weekend.

lunedì 9 ottobre 2023

Lunedi

Stamattina la chiave dell'ufficio di Mamma Pinkytos non vuole saperne di aprire.
Ogni tanto fa i capricci, si rifiuta di fare il suo lavoro, soprattutto di lunedì.
Mamma Pinkytos, proprio oggi che è presto, si è seduta sotto un albero ad aspettare che qualcuno arrivi, ma già lo sa che non succederà, almeno per la prossima mezz'ora.
Anche il Morby ieri sera faceva i capricci. Diceva che il weekend era passato troppo in fretta.
"E meno male" pensava Mamma Pinkytos, che nel weekend corre come Husain Bolt tra un impegno dei nani e l'altro.
Mamma Pinkytos ama la sua routine.
E non le dispiace svegliarsi al mattino presto. Anche se ha sonno si alza alla prima sveglia del Minty, appena lui, tra l'assonnato e l'arrabbiato intima a Google di star zitto. Che Mamma Pinkytos nemmeno lo sa dove il nano trovi la lucidità e l'energia per dire: " Ok Google, sono sveglio", che lei al mattino la voce non ce l'ha nemmeno volendo.
Un giorno sì e uno no invita Mister Baby a prenotare un test dell'udito, perché non comprende i suoi bofonchii disarticolati. Ma la voce non arriva, ecco. Men che meno frasi o discorsi sensati.
Eppure Mamma Pinkytos si alza ed è attiva.
Ci mette due minuti netti a lavarsi -vestirsi-psuedotruccarsi. Quattro minuti per preparare la colazione per tutti. Poi prepara i tramezzini per il Morby che il lunedì mangia a scuola.
Questa mattina Mamma Pinkytos ha portato a scuola il nano piccolo in macchina perché aveva uno zaino che pesava almeno tre volte lui, più il pranzo ed il violino. Lo ha depositato fuori dalla scuola e poi via a fare anticamera fuori dallo studio.
Una volta, due. La sua chiave non ha voluto saperne.
Si sarà leggermente stortata. Nemmeno a spingere, nemmeno a tirare.
Ha paura di romperla.
Lei ama il mattino.
Quando va in palestra , a fare pilates esce alle 6.30. Fa la lezione, poi a volte durante la fase finale di rilassamento di addormenta. E il secondo risveglio è più difficile. Riesce a guadagnare la posizione eretta solo con il miraggio della sua colazione. Cappuccino e brioche al sole, in silenzio. 
Questa mattina ha fatto con calma. È già stata al supermercato.
Adesso aspetta.
Ma dopo un po' l'attesa le dà sui nervi. Era tempo guadagnato e adesso... tempo perso.
Uffa.
Dopo va a fare un nuovo mazzo di chiavi.
Anzi due.
Di quelle diligenti, che fanno quel che devono.
Niente capricci al lunedì mattina.
Che quelli li fa già lei.

martedì 3 ottobre 2023

Attesa

L'attesa, nel lavoro di Mamma Pinkytos, ha un ruolo fondamentale.
Negli anni, ha imparato che a fare un buon avvocato è la capacità di aspettare ore e ore senza farsi venire l'ansia, senza dormire, senza incazzarsi.
Reggere la tensione, sapere tenere il colpo in canna per ore, a volte mesi.
Capita che arrivi alle 9, ora della tua udienza, dopo ore nel traffico. Se sei puntuale può essere che la tua udienza venga chiamata anche alle 13.30. Perché la tua era alle 9, ma insieme ad altre 45.
Allora ogni volta hai la tentazione di fare con calma, ma non è possibile perché, caschi il mondo, alle 9 devi essere in postazione a presidiare il fortino.
Se per caso hai una mattina sfortunata, incontri due incidenti in autostrada, tutti i semafori rossi, una vecchietta svenuta lungo la strada e arrivi alle 9.01, stai sicuro che la tua udienza è la prima del ruolo ed il Giudice, evento più unico che raro, è in anticipo di cinque minuti.
In quel caso, se ti va bene, fai pubblica ammenda dopo esserti cosparso il capo di cenere, ti sorbisci il cazziatone e porti a casa la condanna. Se ti va male, l'udienza l'hanno già fatta, senza di te. E chi s'è visto s'è visto.
Per ingannare l'attesa ci sono vari modi.
Di solito gli avvocati fumano molto e chi, come Mamma Pinkytos, non fuma, beve molto caffè.
Se l'attesa è parecchio lunga i caffè diventano troppi e ti aggiri per i corridoi con il Delirium Tremens.
Qualcuno in tarda mattinata passa all'aperitivo. 
Mamma Pinkytos invece, quando ha superato il numero dei caffè ante Delirium,  mangia.
Una brioche, un panino, un toast a seconda dell'orario. Con intuibili controindicazioni.
Poi ci sono i passatempi. 
Inutile dire che il telefonino li ha soppiantati quasi tutti, ma dopo un po' anche gli occhi accusano il colpo. E molto spesso nei palazzi di giustizia il segnale non c'è o è pessimo.
E allora c'è la chiacchiera, prima disinteressata poi molesta, ricca di turpiloquio, tanto che gli avvocati sono per ovvie ragioni tra i pettegoli più incalliti. Sanno tutto di tutti, ma non c'è cattiveria, è una strategia di sopravvivenza.
In qualche caso ci sono i libri o i giornali. 
E poi i passatempi più creativi.
Mamma Pinkytos ricorda con ammirazione un collega in Corte di Appello a Venezia che, per inaggannare il tempo, giocava con le palline rimbalzine con straordinaria abilità nel controllare la traiettoria. Ne aveva anche una con un filo di elastico appeso da usare in caso di spazi ristretti.
Non mancano gli antistress gommosi e il sudoku.
Mamma Pinkytos ogni tanto scrive.
Gli avvocati aspettano così tanto che se lavorassero nell'attesa poi potrebbero andarsene serenamente a casa a dormire o a coltivare gli hobbies più disparati. Ma lavorare, di solito è l'ultima cosa che ti viene di fare. 
Un po' perché hai la speranza recondita di essere chiamato da un momento all'altro quindi stai sempre in pole position, un po' perché si aspetta in corridoio, nella confusione e molto spesso in piedi, un po' perché gli avvocati sono degli inguaribili cazzari.
Secondo Mamma Pinkytos se mettessero a disposizione degli avvocati in attesa dei lavoretti manuali tipo l'uncinetto, il punto croce, il patchwork, il decoupage il mondo sarebbe un posto migliore.
La prossima udienza è quella di Mamma Pinkytos. La quarantacinquesima delle 89 fissate per oggi.
Le tocca mettere via il gomitolo di lana e gli aghi da maglia.

sabato 30 settembre 2023

Don Pietro e la pecorella smarrita

Settembre è il mese dei nuovi inizi, delle routine da acquisire, dei saluti.
Insieme alle mamme dei vecchi compagni dei nani che non vedrà quasi più, alla Via Isabello che Mamma Pinkytos ha percorso in lungo e in largo per tredici lunghi anni (nido, infanzia e primaria di tutti e due i nani), tocca salutare anche Don Pietro.
Ci sono persone con le quali percorri un bel pezzo di strada e diventano i visi familiari delle tue giornate.Sanno di casa e di normalità.
Poi d'improvviso i cicli finiscono e cambia tutto. 
Ci sono periodi in cui di questi cambiamenti ne inanelli uno dietro l'altro e la sensazione, a volte è di perdere l'orientamento.
Ieri sera Mamma Pinkytos si è esibita con il coro gospel della parrocchia. Esibirsi è una parola grossa perché lei, stonata come una campana, più che altro fa finta di cantare per non rovinare l'armonia di insieme. Diciamo che fa numero e si diverte.
L' occasione era il saluto a Don Pietro, il parroco storico del vecchio quartiere della Pinkytos' Family, che cambia parrocchia per ordine del vescovo. 
Ora, che ci sia qualcuno che, così di punto in bianco, dopo tanti anni ti dice che devi prendere baracca e burattini e cambiare casa, Mamma Pinkytos non lo tollererebbe per niente, ragion per cui non si sente portata per la vita clericale.
Sul doverere si obbedienza ci dovrebbe lavorare un bel po'.
Ci si affeziona alle persone, mannaggia.
In questo periodo di ribaltoni, questa cosa di Don Pietro che se ne va l'ha messa parecchio di malumore. 
Giù le mani da Don Paolo, il curato! Se se ne andasse pure lui, Mamma Pinkytos e i suoi nani avrebbero una crisi di identità.
Nel Pinkytos' world, Don Pietro è una di quelle persone di riferimento, immutabili come l'alternanza del giorno e della notte, baluardo di una rassicurante quotidianità.
Quasi un parente.
Memorabili le sue reprimende di inizio anno catechistico indirizzate ai genitori.
Il prete è, per definizione, un padre. 
E ci sta che un padre ogni tanto dia delle bacchettate sulle dita ai figli per ricondurli sulla retta via. E se già sono più o meno sulla retta via, va bene uguale perché prevenire è meglio che curare. 
Don Pietro è il re delle paternali.
Nelle omelie ne ha fatte di straordinarie, roba che uscivi dalla chiesa con le orecchie basse ed il lunedì non ti eri ancora ripreso.
Mai però come quelle dedicate ai genitori a inizio anno catechistico.
Puntuali ogni anno, come un orologio svizzero.
Autunno. 
Primi freddi.
Serata infrasettimanale. 
Ore 20.30 o addirittura 21. 
Una di quelle sere in cui, dopo le corse infinite della giornata, le rotture sul lavoro e tutto il resto, già uscire di casa ti fa fatica e fino all'ultimo hai la tentazione di non andare.
Ti rimpalli l'incombente con il marito, poi soccombi.
Mamma Pinkytos non mancava mai. Un po' per senso del dovere, un po' perché ci teneva, un po' anche perché c'era Don Pietro.
Chiesa gelida. La nuova linea era quella di risparmiare sul riscaldamento per aiutare i profughi ucraini. 
Quasi c'erano le stalagtiti sotto l'altare.
Pochi intimi. I più avevano preferito il divano.
E a quei pochi intimi toccava un'ora e mezza di filippica raffinatissima sul fatto che il numero dei presenti "la dice lunga sulle priorità e le scelte delle famiglie. Dovete assumervi delle responsabilità nell'interesse dei vostri figli. Dovete dare il buon esempio."
Parole sante né. Anche perché il senso di colpa latente è insito nel povero genitore, lavora sempre nell'ombra, e questi discorsi trovano terreno fertile.
Però con tutti i tuoi limiti, comunque tu c'eri. Bene o male ti eri alzato dal divano per andare a ibernare in chiesa. E le sentivi su anche per gli altri.
Finiva che Mamma Pinkytos usciva dalla chiesa curva, con le orecchie basse e la voglia di investire in auto gli assenti, che poi erano la causa della reprimenda.
Anche perché lei, avendo due figli, era tra i fortunati che avevano diritto anche al bis.
Che avrebbe anche potuto evitare, ma poi finiva sempre per esserci perché la sgridata di inizio anno di Don Pietro è una cosa tipo il panettone a Natale: immancabile. 
Peraltro, dopo le vacanze estive una bella sgridata collettiva ha il potere i toglierti tutti i grilli per la testa e di rimetterti dei ranghi.
Schiena dritta, palla lunga e pedalare che l'estate è finita.
Come la dieta di riso in bianco e mele cotte dopo avere gozzovigliato per tutte le vacanze.
A Don Pietro queste cose si potevano anche dire. Era uno ironico, anzi lo è, visto che non è ancora passato a miglior vita. (Peraltro, in questo caso, cristianamente parlando, si tratterebbe di un upgrade, visto che tornerebbe al Creatore).
Una volta a Carnevale, quando i nani erano piccoli, si era vestito da Papa. Che sarà stato anche uno scherzo, ma un pensierino mi sa che se lo è pure fatto. Giusto per vedere l'effetto che fa.
Un'altra cosa che a Mamma Pinkytos mancherà sono i racconti di Don Pietro.
È uno che ama raccontare, un vero attore di teatro, di quelli che ascolteresti per ore.
Un po' don Camillo e un po' Fiorello.
Quando raccontava della signora che era andata a confessarsi perché aveva guardato le gambe del 'sior preost' e il 'preost' in questione naturalmente era lui, che stava confessando nel confessionale del curato.
O quando raccontava delle sue gesta calcistiche da giovane prete, di cui nessuno ha la riprova. 
Un Maradona in abito talare.
Atto di fede.
Ed è proprio pensando al calcio che a Mamma Pinkytos è venuta un'idea.
Cosa avrebbero fatto a Napoli se Maradona fosse andato a giocare nel Milan o nella Juventus? 
Avrebbero disertato lo stadio per protesta.
Una protesta, naturalmente non violenta, è proprio quello che ci vuole nella vita di Mamma Pinkytos.
Le fa ricordare i bei tempi di quando aveva più o meno l'età del Minty e voleva cambiare il mondo. 
La fa sentire giovane.
Quindi ha deciso che per protesta dalla prossima settimana non andrà più a messa e diserterà ogni edificio ed evento religioso.
Fino a nuovo ordine.
Che magari per recuperare la pecorella smarrita quel prepotente del vescovo,  rimanda Don Pietro.