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domenica 19 aprile 2020

Finché c'è cioccolato c'è speranza

Le situazioni estreme sono un ottimo scenario per le osservazioni antropologiche.
Durante la lotta per la sopravvivenza, vedi subito chi scuoierebbe il suo dirimpettaio per un tozzo di pane e chi quel tozzo di pane lo dividerebbe in quattro. Chi è sospettoso per natura e combatte la sua guerra personale dentro le mura di casa e chi, in un modo o nell'altro, organizza eserciti.
Mamma Pinkytos è da sempre una fervida sostenitrice della condivisione e della socialità allargata. Caratteristica che, in questo momento, la rende molesta agli occhi dei più.
"Ho fatto i biscotti. Ne vuole un po'?"
Chiede premurosa alla vicina.
"Si possono disinfettare con l'amuchina?"
Di facce da Covid ce ne sono un'ampia gamma.
Ognuno reagisce alla crisi a modo proprio.
Mamma Pinkytos, per non sentirsi troppo inutile ed inoperosa, ha deciso di fare la volontaria. Consegna i farmaci a domicilio a chi ne ha bisogno.
E sulle facce da Covid ha un osservatorio privilegiato.
I volontari sono tanti. Tutti condividono con Mamma P. un'irrequietezza di fondo e tollerano particolarmente male la detenzione domiciliare.
C'è chi all'aiuto dedica un momento della propria giornata e ci sono i volontari "urbi et orbi". Ovvero quelli che contemporaneamente consegnano la spesa a domicilio da una parte della città e una bombola di ossigeno dalla parte opposta, promettendo che tra cinque minuti saranno a montare i mobili dell'ospedale da campo. Nei trasferimenti organizzano raccolte fondi per la Protezione Civile. Quanto ad ubiquità fanno concorrenza al Creatore. Il volontariato è il loro passepartout per la vita eterna e non vogliono perdere l'occasione per dare al loro karma la possibilità di reincarnarsi in qualcosa di migliore di una blatta. Sono un po' difficili da coordinare, ma preziosissimi per la collettività.
Il karma di Mamma P., visto il suo modesto contributo alla causa, può puntare al massimo all'ape o a qualche altro insetto utile.
Ogni pomeriggio dopo le 17, intabarrata come un palombaro, in macchina oppure a piedi a seconda della distanza (così anche se non accumula meriti per la prossima vita almeno smaltisce le lasagne del pranzo), parte con la sua quota di farmaci da consegnare. Spesso si perde perché, non so a voi, ma a lei la mascherina toglie la lucidità e anche il senso dell'orientamento.
Poi suona alla porta dello sconosciuto di turno. E l'umanità è assai varia.
Ci sono gli irriducibili, ai quali il virus gli fa un baffo. Aprono e, dopo che M.P. si è fatta sei piani di scale a piedi con un pacco che pesa più di lei prima della quarantena, la aspettano sul pianerottolo con la porta aperta senza guanti nè mascherina e nell'ordine la informano che:
1. c'é l'ascensore nèèè;
2. hanno preparato il caffè;
3. le medicine può portargliele dentro.
Cortesemente Mamma P. rifiuta, dicendo che ha ancora molte consegne e alcune sono urgenti. Cerca di rifiutare la mancia, senza riuscirvi (mica se la intasca! Le mance si mettono in una cassa comune per una donazione collettiva finale. Sennò addio ape!): "Bella, volevo offrirti il caffè. Allora ti do i soldi dom."
All'estremo opposto, tra le facce da Covid, ci sono i talebani dell'isolamento. Quelli per i quali il solo intravedere una figura umana sullo schermo del videocitofono è l'anticamera della terapia intensiva.
Mamma Pinkytos suona: "Buongiorno signora. Ho i farmaci da consegnare."
"Stia ferma lì".
Sono una statua di sale.
"Se mi apre il portone glieli metto all'interno."
"Non si muova. Non tocchi niente. Le butto i soldi dalla finestra."
Occhio alla mira...
Tempo zero e vicino ai piedi di Mamma P. atterrano cinque euro meticolosamente avvolti in un triplice strato di cellophane da pacchi e piombati con un sasso. Per poco in terapia intensiva non ci finiva lei. E non per Covid.
A metà tra i due estremi stanno quelli per cui la consegna dei farmaci è l'evento mondano del giorno o addirittura della settimana.
Stanno di vedetta sin dal mattino al balcone o alla finestra, attirando l'attenzione delle (per fortuna poche) persone che passano con fonemi in bergamasco quali "OH!" o "TEEEE!".
Quando finalmente la consegna tocca a loro, non riescono a nascondere l'entusiasmo. "Je per me!" affermano con malcelato orgoglio e rigorosamente con la "e" chiusa ai vicini sul balcone.
E lì arriva il bello. Perché inizia la caccia la tesoro.
"Ho mitìt i solch nel portaombrelli".
Due volte su tre del portaombrelli non c'è neanche l'ombra e quando Mamma P. alza gli occhi per chiedere lumi, il signor TEEEE non è più alla finestra. E nemmeno le ha detto il piano.
Le signore invece prediligono i vasi da fiori.
"I solch je nel vaso".
Peccato che di vasi ce ne sono 42 e la caccia al tesoro impegna Mamma Pinkytos 25 minuti sotto gli occhi divertiti dei 205 anziani alla finestra.
No Covid, no party.
Ma i preferiti di Mamma Pinkytos sono i goderecci, quelli che "Covid non ci avrai mai", che nemmeno in condizioni estreme rinunciano ai sacrosanti piaceri della vita.
Mamma Pinkytos citofona ad una nonnina per l'ultima consegna della giornata.
"Scendo, grazie."
La mater attende paziente.
L'arzilla ottantenne si palesa, vestita di tutto punto senza mascherina. Persino con le scarpe, che di questi tempi si vedono e usano meno di una Ferrari Testarossa in paese.
Tiene le distanze, prende il pacchetto, insiste per la mancia.
Abbozza, come spesso succede, una conversazione.
Le parole scambiate con i volontari sono, per qualcuno, le uniche della giornata, Per chi non esce da molto tempo, le uniche da oltre un mese.
"Lei dove va ora?"
"Torno in farmacia, a portare i soldi delle consegne."
"E che strada fa? Va di fretta?
"Ha bisogno di qualcosa signora?" Chiede Mamma P. intuendo un'esigenza.
"Vede, ieri un altro volontario mi ha portato la spesa grossa. Ma ha dimenticato la cosa più importante."
"Gliela compro io signora." Si offre Mamma P., immaginandosi la frugale cena della signora a base di patata lessa e dell'ultima pagnotta rimasta.
"Cosa le serve?"
Seria in volto, l'ottuagenaria le porge una banconota da dieci euro: "I Buondì al cioccolato, se mi fa la cortesia."
Mezz'ora dopo Mamma Pinkytos lasciava i Buondì al cioccolato fuori dalla porta della nonnina e pensava: "Andrà tutto bene".
Finché c'è cioccolato c'è speranza.